Tra i monumenti di Napoli avvolti da un alone di mistero, annoveriamo il celebre Obelisco dell’Immacolata, che sorge al centro di Piazza del Gesù, proprio di fronte alla facciata di bugnato della Chiesa del Gesù Nuovo. Il monumento, la cui cima ha una guglia che rappresenta la Madonna, è considerato tra i maggiori esempi della scultura barocca napoletana. Carlo di Borbone, re di Napoli dal 1734, e sua moglie Maria Amalia di Sassonia, particolarmente devoti alla Vergine, bandirono un vero e proprio concorso pubblico per scegliere il progetto migliore che conquistasse le simpatie dei gesuiti e diffondesse il culto mariano.
Nel 1748 la colossale struttura era pronta: l’opera, di forma piramidale, aveva un alto basamento circolare e tre ordini sovrapposti, coronati poi dalla delicata scultura in bronzo con l’Immacolata, realizzata sul modello di Francesco Pagano intorno al 1753, e che fu probabilmente issata qualche anno dopo sulla sommità della guglia.
Ma veniamo all’aneddoto forse più interessante su quest’opera. Secondo la leggenda, quando la luce del giorno favorisce la penombra, si dice che l’aspetto della statua cambi. Se si fissa attentamente di spalle, infatti, si ha l’impressione di essere osservati, penetrati fino all’anima, ma non più dalla Madonna. Il velo che le avvolge il capo, visto da dietro, appare come un volto stilizzato con lo sguardo fisso in basso e il cappuccio a nasconderne i tratti: è la Morte in persona a palesarsi con tanto di gobba e scettro in mano. Alcuni ritengono che il mistero abbia origine massonica, altri religiosa; altri ancora che sia una leggenda diffusa dai Sanseverino, proprietari del palazzo divenuto poi Chiesa del Gesù Nuovo e condannati alla confisca di tutti i beni per aver partecipato alla congiura contro il re Ferrante D’Aragona.
Ancora oggi, ogni 8 Dicembre, il sindaco rende omaggio alla Vergine con una corona di rose: i vigili del fuoco, utilizzando la scala telescopica, vanno a deporlo tra le mani della statua della Madonna, un rito ancora in vigore dal 1818 per volere del papa Pio VII e del re Ferdinando I di Borbone.